giovedì, aprile 16, 2015

Il CASTELMAGNO: carattere piemontese




Un bellissimo articolo sul Castelmagno firmato da una grande appassionata di food: Caterina Vianello.
Anno 1277: una contestazione relativa all’usufrutto di alcuni pascoli oppone il Comune di Castelmagno e quello di Celle di Macra. Il canone annuo, da pagare al Marchese di Saluzzo, è fissato in un certo numero di forme di formaggio.
Anno 1722: un decreto di re Vittorio Amedeo II ordina la fornitura di Castelmagno al feudatario locale.
Siamo in Piemonte, provincia di Cuneo, e il piccolo comune situato tra le Alpi Marittime e le Alpi Cozie che dà il nome ad uno dei formaggi più eleganti ed austeri della tradizione casearia italiana, il Castelmagno appunto, è l’unico, oltre a Pradleves e Monterosso Grana, dove si produce il “re dei formaggi”, come viene chiamato (e in questo caso la modestia è davvero da bandire). La sua storia è contrassegnata da alterne fortune: se oggi è uno dei prodotti che rappresenta al meglio l’eccellenza agroalimentare regionale, ricalcando le sorti che ebbe nel corso dell’Ottocento, quando compariva nei menù dei più prestigiosi ristoranti di Londra e di Parigi, nel corso del ‘900 le guerre e lo spopolamento della montagna attorno agli anni ’60 ne compromisero seriamente la produzione. Gli anni ‘80 segnano però la ripresa: lo sforzo del Consorzio di tutela, costituito nel 1984, e l’affermazione di un modello turistico che unisce alla conoscenza geografica del territorio anche una sua “esplorazione alimentare”, costituiscono oggi gli elementi sui quali si può contare per una diffusione gastronomica, commerciale e “culturale” del prodotto, tra i consumatori italiani ed internazionali.  Continua sulla testata Quotidie Magazine a questo link http://www.quotidiemagazine.it/.

Il lievito...SONO IO!


In generale, quando si parla di S. cerevisiae ci si limita alla valutazione della sola fermentazione alcolica senza mai considerare la sua importanza come organismo unicellulare. E’ troppe volte accusato ingiustamente, spesso demonizzato, responsabile d’intolleranze/allergie, studiato intensamente per più di un secolo come modello di cellula eucariota, sfruttato nell’industria alimentare, vecchio di millenni, ma nonostante ciò …sempre di attualità e relativamente poco conosciuto al grande pubblico.  Da un punto di vista scientifico – microbiologico è importante affermare che il Saccharomyces cerevisiae è un vero e proprio lievito (blastomicete) naturale, è sporigeno e quindi per forza di cose i locali, le attrezzature, i macchinari ecc., del luogo di lavoro sono contaminati dalle sue spore, salvo che non si lavori in luoghi separati in cui vi siano presenti degli opportuni sistemi di filtraggio e purificazione dell’aria.... Continua sulla testata mensile QUOTIDIE magazine a questo link http://www.quotidiemagazine.it/

martedì, aprile 14, 2015

BASTA....veleni!

Recentemente farinacontinuano a essere proposti frasi o articoli che, a mio parere, rappresentano un “terrorismo alimentare” che poco o per nulla si addicono alla farina di frumento TIPO OO. Come Tecnologo alimentare ho delle regole deontologiche molto rigorose da rispettare, come tutti i professionisti (giornalisti, medici, nutrizionisti ecc.) e certi termini NON li posso usare soprattutto se riferiti ad alimenti. L’utilizzo di certi vocaboli della lingua italiana contrasta con la mia deontologia professionale atta a migliorare il cibo, la vita, la salute, la nutrizione; a rispettare il consumatore, a studiare innovazioni in campo salutistico e non a demonizzare il cibo, scatenare il panico mediatico e a chiamare “veleno” un alimento. Continua a questo link http://www.quotidiemagazine.it/

sabato, aprile 11, 2015

QUITE: il pane che ha fatto la storia della QUINOA in Italia.

Il pane denominato con l’acronimo QUITE fu il primo in assoluto nel 2010 a essere realizzato con la farina di Quinoa e presentato come prodotto innovativo a Verona nel corso dello stesso anno. Un pane innovativo, creato su ricetta esclusiva, commissionato dalla Federazione Italiana Panificatori Pasticceri e Affini di Roma (FIPPA) e presentato ai panificatori artigiani, alla stampa e al pubblico in occasione proprio della Fiera SIAB. Allora non fu assolutamente compreso (panificatori inclusi) proprio perché la Quinoa in Italia, nel settore dell’Arte Bianca, non la conosceva nessuno.... Continua a leggere, previa registrazione sul portale, a questo link www.quotidiemagazine.it