martedì, ottobre 03, 2006

Parliamo di ...



Da grande farò… il panificatore!
di Simona Lauri - Gruppo Giovani FIPPA -


Provate a fare ai ragazzi questa domanda:
”Cosa farai da grande?” e sicuramente vi stupirete della varietà delle loro risposte. Per un attimo entrate nel loro meraviglioso mondo fantastico in cui già si vedono proiettati nel futuro come: ingegneri, dottori, ballerine, astronauti e soltanto poche bambine diranno farò la parrucchiera… ma quello che meraviglia e stupisce non è tanto la varietà delle risposte ma il fatto che nessuno di loro vi dirà: da grande farò …il panificatore!
Perché accade tutto questo? Perché i bambini non citano più questi mestieri? Queste sono domande importanti che richiedono alcune riflessioni e risposte. A mio avviso, da anni è scomparsa proprio la cultura dei lavori manuali, come appunto il panificatore, il carpentiere, il maniscalco, il ferraiolo, lo spazzacamino, il falegname ecc. e questo per scarsa o non corretta informazione. I giovani di oggi non sanno che cosa faccia veramente in pratica o di che cosa si occupi in realtà il maniscalco né tanto meno quale sia il vero lavoro del panificatore per cui, non conoscendo certe realtà lavorative, non potranno mai appassionarsi ad esse. A parere mio, nel nostro specifico settore, questo può anche essere dovuto ad una mancanza di cultura da parte del consumatore per quanto riguarda il prodotto pane a tal punto da ritenerlo non più rispettoso della nostra cultura e delle tradizioni locali e nazionali. E’ chiaro che, in questa situazione, una non corretta informazione televisiva ha trovato terreno molto fertile nel far credere che il pane abbia un elevato potere calorico e che sia nutrizionalmente più corretta l’assunzione giornaliera di prodotti fortemente pubblicizzati alla televisione rispetto ad una semplice fetta di pane. Questi concetti non possono essere accettati da Chi ha fatto della sua professione una ragione di vita e si alza tutte le notti a preparare il pane facendolo trovare caldo e fresco ogni giorno ai consumatori. Come è stato sottolineato in un recente forum a Bologna, organizzato dal Gruppo Giovani e dalla FIPPA, la qualità intesa come professionalità, aggiornamento, formazione ma soprattutto la corretta e leale informazione ai consumatori è la vera arma del panificatore per garantire quotidianamente bontà, fragranza, bellezza e conservazione del prodotto finito. Ecco quindi come ancora una volta, la formazione, intesa sia come aggiornamento degli operatori del settore sia come formazione delle giovani leve rivesta un ruolo estremamente importante ed insostituibile nell’ istruire i giovani e dar loro quel bagaglio culturale che non sarebbe possibile acquisire in altro modo. La scuola rappresenta una momento estremamente importante e basilare nella formazione di chiunque ma lo è ancora di più per i ragazzi che scelgono un lavoro manuale come il nostro, a tal punto che nel comma c dell’art. 2 della recente Legge 28 marzo 2003 n. 53, a proposito del nuovo e recente Sistema Educativo di Istruzione e Formazione, si sottolinea come sia “ …assicurato a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età; l'attuazione di tale diritto si realizza nel sistema di istruzione e in quello di istruzione e formazione professionale…”
Nella formazione professionale, le conoscenze di microbiologia, merceologia, lingua straniera, tecnica professionale, chimica non sono e non restano fine a se stesse ma vengono messe in pratica quotidianamente nelle ore di laboratorio cioè in quel momento in cui al ragazzo si insegna a “muovere le mani” quindi a “saper fare”. Il ruolo dei Centri di Formazione Professionale è proprio questo: insegnare ai ragazzi una professione e dar loro quell’istruzione tecnica specifica adeguata e necessaria, ma soprattutto… andare orgogliosi di questo! Per anni però questi Centri sono stati considerati, quasi da tutti, come delle scuole di serie B sminuendo e qualche volta avvilendo tutto il personale che lavora all’interno dei CPF e che crede seriamente nel Sistema di Istruzione e di Formazione Professionale.
La mancanza per anni di una non conoscenza diretta del mondo del lavoro legato alla professione di panificatore - pasticcere, aiuto – cuoco , operatore sala – bar, per restare solamente nel settore alimentare, ha diffuso una grande disinformazione per quanto riguarda le scelte professionali a tal punto che per alcuni ragazzi la scelta era dettata da motivazioni futili e non da una seria convinzione. Oltre a questo, si verificava anche l’ipotesi che la scelta non fosse personalmente voluta ma obbligata da una serie di circostanze personali legate ad esperienze scolastiche già vissute negativamente. Per anni quindi i Centri di Formazione Professionali sono stati visti dai genitori e dai docenti delle scuole medie inferiori come la scuola del “ripiego” di certe situazioni, per cui scegliere di fare il panificatore, il florovivaista, l’acconciatore, il falegname, il muratore era più o meno la stessa cosa. I ragazzi dovevano solo frequentare perché non veniva data loro alcuna altra possibilità dopo l’ennesima bocciatura alle scuole superiori ed il diploma di una Scuola media inferiore iniziava già a non bastare. La maggior parte di loro veniva licenziata dalla Scuola media inferiore con la fatidica frase: ” Si consiglia un breve corso di formazione professionale” ed è chiaro che alla luce di queste parole anche il più volenteroso si convinceva che non poteva fare altrimenti perchè aveva, per così dire…la strada sbarrata e l’utenza delle scuole professionali si riduceva a dei ragazzi che presentavano oltre che problemi scolastici anche problemi sociali e comportamentali.
Attualmente grazie alla Legge 28 marzo 2003 n. 53 conosciuta più comunemente come Riforma Moratti ed all’interno del nuovo Sistema educativo dell’istruzione e della formazione e dei nuovi ordinamenti scolastici, la figura dei Centri di Formazione Professionale è stata notevolmente riqualificata sia come valorizzazione dell’offerta formativa sia come durata in termini di anni. A tal punto che il comma h ed il comma i dell’Art. 2 della sopraccitata Legge sottolineano proprio queste innovazioni all’interno del recente Ordinamento Scolastico e testualmente recitano: “ …i percorsi del sistema dell'istruzione e della formazione professionale realizzano profili educativi, culturali e professionali, ai quali conseguono titoli e qualifiche professionali di differente livello, valevoli su tutto il territorio nazionale se rispondenti ai livelli essenziali di prestazione di cui alla lettera c); le modalità di accertamento di tale rispondenza, anche ai fini della spendibilità dei predetti titoli e qualifiche nell'Unione europea, sono definite con il regolamento di cui all'articolo 7, comma 1, lettera c); i titoli e le qualifiche costituiscono condizione per l'accesso all'istruzione e formazione tecnica superiore, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144; i titoli e le qualifiche conseguiti al termine dei percorsi del sistema dell'istruzione e della formazione professionale di durata almeno quadriennale consentono di sostenere l'esame di Stato, utile anche ai fini degli accessi all'università e all'alta formazione artistica, musicale e coreutica, previa frequenza di apposito corso annuale, realizzato d'intesa con le università e con l'alta formazione artistica, musicale e coreutica, e ferma restando la possibilità di sostenere, come privatista, l'esame di Stato anche senza tale frequenza; i) è assicurata e assistita la possibilità di cambiare indirizzo all'interno del sistema dei licei, nonché di passare dal sistema dei licei al sistema dell'istruzione e della formazione professionale, e viceversa, mediante apposite iniziative didattiche, finalizzate all'acquisizione di una preparazione adeguata alla nuova scelta…”
Ulteriore innovazione è stata anche quella che riguarda l’alternanza scuola - lavoro introducendo importanti novità in proposito, come riportato proprio nel punto a comma 1 dell’art. 4. “ svolgere l'intera formazione dai 15 ai 18 anni, attraverso l'alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la
responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro…”
In conclusione posso dire che non è facile parlare di formazione perché non è facile…fare formazione soprattutto quando si parla di formazione professionale specifica. Personalmente penso che sia una delle cose più difficili in assoluto. Ad un docente pratico di laboratorio non basta saper fare il mestiere che è chiamato ad insegnare, ma deve essere prima di tutto un formatore cioè deve aver seguito dei corsi specifici in proposito. Fare formazione vuol dire prima di tutto essere aggiornati, comunicativi, saper trasmettere quello che hai dentro di te in termini di competenza e conoscenze tecniche specifiche, ma soprattutto di saperlo fare in una forma e modo che possano essere compresi proprio da ragazzi di 14 - 15 anni. Non ci si improvvisa formatori ma lo si diventa con il tempo, con lo studio e con un pochino di predisposizione personale e tanta tanta pazienza. Dopo 15 anni in cui mi occupo di formazione, posso tentare di fare un primo bilancio di quella che è e che è stata la mia positiva carriera di panificatore-formatore e sottolineare un aspetto che ritengo essere il n. 1 nella scala dei valori di un formatore: l’ Amore per i ragazzi e per il pane, l’infinita Passione per il mio lavoro e la personale ricerca, costante e quasi maniacale, della Perfezione di un prodotto nato da un errore.
Formazione è anche questo: permettere ai ragazzi di sbagliare per potere capire ed imparare proprio dagli errori.

Pubblicato su “IL PANIFICATORE VARESINO” periodico dell’Ass.Pan. di Varese n. 4/5 del 2006

Nessun commento: