lunedì, ottobre 30, 2017

Intervista multipla a ex Ispettori Corpo Forestale emergenza incendi


Chi fermerà gli incendi? Come ogni anno, puntuale insieme al periodo estivo arrivano gli incendi; ettari ed ettari che vanno letteralmente in fumo e con essi tutto il patrimonio nazionale di flora e  fauna con danni inestimabili. Parchi e specie protette che bruciano. Si possono evitare? A questa domanda non sono in grado di dare una risposta, ma un osservatore attento non può non fare alcune considerazioni: troppo tempo passa prima che si riesca a domare e spegnere un incendio. Perché quest’anno su ogni incendio ci vuole così tanto tempo, mentre negli anni passati anche i peggiori  erano domati in brevissimo tempo? C’è forse un meccanismo che non funziona più come prima o si è inceppato? Non è che per caso si lascia bruciare tutto, perché la burocrazia e le leggi hanno inceppato il sistema di coordinamento durante le operazioni di spegnimento? Non sarà forse tutto connesso allo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato? Le attuali inondazioni, per le piogge torrenziali che hanno causato morti e distruzioni, non saranno anch'esse connesse agli incendi pregressi negli stessi luoghi?
Troppe domande che non possono restare senza risposta. La parola quindi ai protagonisti per analizzare con piglio critico quanto accaduto e redigere questa intervista multipla.
Ringrazio tutti gli ex CFS che hanno gridato al mondo la loro disperazione, che vogliono far sapere la verità, che amano “la terra” più della loro stessa vita, pur mantenendo per alcuni, la riservatezza  essendo attualmente in forza in altri Corpi.
GRAZIE A VOI a nome di tutta la redazione.


Evelina Cornelii pilota ex ispettore del Corpo Forestale dello Stato ed oggi in forza al Nucleo Volo dei Vigili del Fuocosu un noto social, così grida tutta la sua rabbia davanti agli incendi: “ Sulmona. Frustrazione, rabbia, queste le emozioni che si provano davanti a un tale scenario operativo. Sono mesi che lavoriamo così. Vorrei urlare la mia rabbia. Non mi sento impotente, questo mi toglierebbe la grinta e la voglia di provarci. Vorrei urlare … SI, a voi che con arroganza e ignoranza, superbia e prepotenza avete lasciato il nostro PAESE in balia di criminali che stanno riducendo in ceneri immensi e meravigliosi territori. A voi che dovreste governare per migliorare il Paese, non per ridurre la spesa pubblica, ma per fare in modo che sia “ben spesa”. Quanto è costata questa estate? Quanta prevenzione si sarebbe potuta fare con questi soldi? Domani, quando non ci sarà più neanche un albero da bruciare, mandate l’esercito; a guerra finita mandate l’esercito: Vi detesto dal profondo del cuore”
“Certo questo commento è uno di quelli che lasciano il segno, a me ancor più perché conosco personalmente Evelina e so bene quanto quelle sue parole le escano dal cuore, ma anche perché la montagna della Majella è una montagna che (se possibile) mi sta a cuore più di altre avendo trascorso in quei luoghi alcuni anni dei miei oramai 5 lustri di servizio.” A parlare è un altro ex ispettore del CFS anche lui per gli effetti della legge n. 124 del 2015 e del susseguente D.lvo 177 del 2016 transitato in altra amministrazione dello Stato.
“Non entro nel merito della riforma Madia, per ovvie ragioni, per quanto non posso esimermi dal definirla una infausta scelta del legislatore ma, mi sia consentito di riportare a riguardo le parole del Segretario Generale del SAP Gianni Tonelli, rilasciate all’indomani dell’Ordinanza n.235 del 16/08/2017 del TAR Abruzzo con la quale il Tar di Pescara ha accolto le doglianze del ricorso contro la militarizzazione degli ex Forestali finiti per legge (e non per scelta) nell'Arma dei Carabinieririnviando gli atti alla Corte Costituzionale.
« Il SAP ha sempre sostenuto che assorbire i Forestali nell’Arma dei Carabinieri (circa 7000 persone) non avrebbe risolto i problemi dell’apparato della sicurezza appesantito dalla presenza di sette amministrazioni, cinque dello Stato, e due degli enti locali. Far passare l’assorbimento dei Forestali nell’Arma, ossia intervenendo su soli 7 mila operatori su un totale di 300 mila, è stato solo un palliativo per spacciare per riforma quella che, in realtà, è una regressione inutile e dannosa. Le motivazioni del TAR di Pescara forniscono la speranza per un annullamento di un provvedimento infausto in cui non sono prevalsi gli interessi del Paese ma quelli campanilistici di bottega, in cambio di nulla osta reciproci finalizzati ad incarichi per il dopo pensione di alcuni vertici. »
Ma veniamo a noi ed a questo periodo di incendi boschivi apparentemente indomabili, che stanno distruggendo ettari di boschi, quasi come contraltare ai Forestali che hanno visto distruggere la loro professionalità di oltre 200 anni di tutori dell’Ambiente.
Certamente questa riforma ha la sua incidenza avendo redistribuito le competenze dell’ex C.F.S. in materia A.I.B. (Anti Incendio Boschivo) ai Vigili del Fuoco (che si trovano a dover fronteggiare non solo incendi di interfaccia come avveniva fino al 31 dicembre 2016, ma anche incendi boschivi e con poco meno di 400 uomini e qualche mezzo in più per tutto il territorio nazionale), creando un caos di competenze non indifferente anche in ragione di Protocolli d’Intesa ed Accordi non sempre siglati nel frattempo con le Regioni, con D.O.S. (Direttori Operazioni Spegnimento), privati di autorità ed autorevolezza, costretti chic to chic a collaborare molto spesso con volontari non sempre esperti, con dipendenti di Regioni, Comunità Montane o altri Enti delegati di cui non hanno cognizione del loro effettivo potenziale e soprattutto senza avere il giusto know how in termini non solo di uomini e mezzi ma anche e soprattutto di diffusione capillare e conoscenza del territorio che era invece tipico delle Stazioni Forestali.
Va precisato, ad onor del vero, che la materia è affidata dalla 353/2000 “Legge quadro in materia di incendi boschivi” alle Regioni. Tale disciplina, che è volta a preservare il patrimonio boschivo della nazione dagli incendi, demanda alle Regioni la lotta attiva contro gli incendi boschivi e soprattutto prevede che le stesse Regioni siano altresì tenute ad approvare un piano di previsione e programmazione delle attività di prevenzione.
Cosa che non sempre è avvenuta/avviene e se in passato era in parte compensato da Protocolli di Intesa con l'ex C.F.S. da quest'anno, complice la riforma Madia, ci siamo trovati in un buco di competenze inconcepibile, non solo ma non si sono previste le opportune e necessarie riorganizzazioni.
Per restare però nell’ambito a me più consono della lotta attiva agli incendi, forte dei miei quasi 25 anni di servizio, ma anche di una vita trascorsa in tale ambito rivestendo varie posizioni e tra le altre non dimenticando di essere stato istruttore/formatore D.O.S. per tanti Forestali d'Italia ma anche di personale Regionale e/o di Volontari di Protezione Civile, oggi appare palese che queste disfunzioni abbiano portato ad una particolare recrudescenza del fenomeno.
Perché possiamo sostenere quanto vogliamo che questa è stat una stagione particolarmente calda e siccitosa ma, dati alla mano possiamo dire parimenti che da un punto di vista numerico gli incendi quest'anno sono quantitativamente nello stesso ordine dell'anno precedente a fronte di una superficie andata in fiamme che ancora a fine agosto è già oltre una volta e mezza quella dell'intero anno 2016. Appare quindi chiaro che la differenza è data dall'estensione degli incendi. Ciò si spiega con le disfunzioni di cui sopra che hanno portato e portano allo svilupparsi di incendi (vedasi il Vesuvio, la Majella, il Monte San Bartolo solo per citarne alcuni) su diversi giorni consentendo così alle fiamme di “mangiare” superfici vastissime di foreste,  piccoli roghi che si trasformano in chilometri di fronti di fuoco.
E' lapalissiano capire che qualsiasi incendio affrontato tempestivamente è poco più di un semplice focolaio, ma la riorganizzazione (o sarebbe più corretto dire, la disorganizzazione) oggi ha portato come primo handicap un ritardo nell'intervento. Basti pensare che prima, proprio per la diffusione capillare del CFS, il D.O.S. riusciva ad arrivare sullo scenario di intervento in un tempo rapido a fronte delle ore, in alcuni casi, giorni rispetto a quanto invece avviene oggi.
A questo si unisce che spesso il D.O.S. non può vantare quella conoscenza del territorio e quindi di come evolvono le condizioni meteo, l'orografia ed il tipo di vegetazione in fiamme, l'esistenza o meno di viali parafuoco, strade di comunicazione, canali o valloni, tutti elementi che pure sono fondamentali per prevedere l'evoluzione delle fiamme e quindi la strategia di intervento.
Va poi aggiunto la difficoltà di coordinare una miriade di attori che intervengono sugli incendi, che spesso dialogano poco o affatto tra loro (frequenze radio diverse, difficoltà a palesarsi muovendosi spesso in totale autonomia, …) con una integrazione quasi nulla.
L’altro problema è la gestione dei mezzi aerei, dove si assiste spesso a direttori di operazioni di spegnimento che fino al giorno prima erano operai in vivai forestali della regione o impiegati amministrativi, chiamati sic e simpliciter a nuove mansioni senza la necessaria formazione, conoscenza ed esperienza.
 Sempre la soppressione del CFS ha portato, inoltre, ad una considerevole riduzione dei mezzi aerei ex CFS che fino allo scorso anno erano impiegati o direttamente sotto C.O.A.U. (Centro Operativo Aereo Unificato del Dipartimento di Protezione Civile) o in forza di convenzione con talune Regioni ed equamente distribuiti sul territorio nazionale, oggi invece redistribuiti tra l'Arma dei Carabinieri ed i Vigili del Fuoco e comunque non tutti impiegabili in attività A.I.B. in quanto in attesa di riconversione dei certificati aeronautici.
 In sintesi, come già detto prima, non possiamo attribuire l'immane disastro ambientale a cui stiamo assistendo quest'anno solo al caldo ed alla siccità, anzi affatto, la causa prima è sicuramente da ricercare nell'incapacità degli Enti preposti ad affrontare una tale emergenza.  Inoltre, un altro grande problema è che in Italia abbiamo un concetto di Protezione Civile intesa solo come organizzazione dell'emergenza quando invece dovrebbe essere innanzitutto: Previsione e Prevenzione…questa sconosciuta!”
E’ proprio  Monia Guadagnoli ex CFS transitata nei VVF  a concludere questa intervista – reportage e a fare questa lucidissima analisi:
"Ho letto un post in cui si chiedevano soluzioni e non lamentele sulla questione emergenza incendi boschivi. All'inizio ho sorriso, fiera dell'appartenenza all'unica forza di polizia che avrebbe saputo contrastare il fenomeno e che un governo inadeguato ha spazzato via con una riforma.. poi, parlando con l'unica persona in grado di farmi ragionare, il mio amatissimo grillo parlante, ho pensato "Perché no?" Perché non dare lo spunto per una soluzione emergenziale magari temporanea, nella speranza di un correttivo normativo? Il patrimonio naturalistico è più importante dei conflitti personali.
Così, intanto, analizziamo il problema: la riforma Madia (patetica) ha distribuito male: funzioni e personale. Funzioni da una parte, personale dall'altra. La direzione delle operazioni di spegnimento (DOS), garantita a livello convenzionale dal CFS veniva svolta capillarmente da personale che conosceva il territorio di giurisdizione come le proprie tasche. Interveniva nell'immediatezza (condizione fondamentale per la riuscita dell'intervento) e coordinava da una posizione dominante tutte le forze che intervenivano sull'incendio (flotta aerea, squadre a terra, protezione civile). Gli incendi non assumevano dimensioni epocali e la loro durata era contenuta. Alla fine dell'intervento, il sito era monitorato per scongiurare eventuali riprese. I VVF svolgevano brillantemente la loro opera concorsuale con le squadre dedicate alla boschiva, senza impoverire quelle dedicate al soccorso tecnico urgente. Il loro ROS (Responsabile delle Operazioni di Soccorso, coincidente con la figura del caposquadra VF) gestiva in soccorso solo la parte relativa all'interfaccia.
La situazione oggi è drammatica. I DOS sono diventati VVF e sono insufficienti. Si dividono i compiti con i ROS, che arrivano sull'incendio insieme alla squadra per lo spegnimento e dalla quale non possono staccarsi per avere un quadro generale della situazione. Dovrebbero, da una posizione sfavorevole, coordinare le squadre a terra: Quali?
La Protezione Civile viene allertata di rado, un po' perché le procedure di richiesta sono farraginose, un po' perché davvero il ROS - caposquadra - non ha la possibilità di staccarsi dalle operazioni di spegnimento quel tanto che basta per avere una visione di insieme ed eventualmente attivare il DOS provinciale (figure disponibili in numeri irrisori, e spesso impegnati altrove) se ritiene sia necessario un intervento aereo.
Il DOS arriva con tempi troppo lunghi per un contenimento efficace, non conosce il territorio, lavora in effemeridi e finito l'intervento se ne va. La ripresa dell'incendio diventa cronaca di una morte annunciata.  
Altro inciso va fatto sulla figura del ROS (quel caposquadra che dovrebbe coordinare lo spegnimento a terra) il quale, assolutamente competente sullo scenario di interfaccia (incendio che lambisce le abitazioni), poco sa delle dinamiche del fuoco in relazione al combustibile vegetazione. Gli incendi, improvvisamente aumentano di numero, assumono proporzioni ciclopiche, durano giorni invece di ore. Intanto i Carabinieri Forestali vengono dotati di dispositivi di protezione individuale per intervenire su fuochi di piccole dimensioni. Siamo alla follia. Siamo allo sfruttamento mediatico delle buone intenzioni. Che ce ne facciamo di due ex CFS con un flabello sulle fiamme? Due persone in più da tutelare per i VVF già piuttosto impegnati; di responsabilità penali si parla. Allora, l'unica cosa da fare sarebbe restituire agli ex forestali quello che sanno fare bene. Non spegnere, ma dirigere le operazioni di spegnimento guardando lo scenario da una posizione panoramica sulla quale arrivare in tempo reale per conoscenza del territorio, dato che i presidi sono rimasti e i comandi stazione sono attivi; tutto tornerebbe alla normalità. Ex CFS coordina, VVF boschiva spegne, ROS dirige in interfaccia e Protezione Civile sempre presente.
NO, Signori.. in questo modo le Istituzioni sottotitolerebbero il fallimento politico che ha portato al disastro ambientale (che non si esaurirà con la fine della stagione AIB - non spiegherò qui gli effetti degli incendi sulla stabilità idrogeologica). (1)
Le Istituzioni coinvolte dovrebbero dire: "Scusa cara Madia, ma che me ne faccio di 7000 forestali se poi non possono intervenire nella direzione dell'antincendio, visto che l'hai dato ai VVF che non arrivano con i numeri?" Ecco, caro amico che chiede soluzioni e non lamentele. Le Istituzioni e la politica (non tutta grazie al cielo) bloccano soluzioni ovvie per non dover ammettere le proprie colpe e la propria ignoranza. Ma una parte di politica, quella sana, sta combattendo contro questo scempio. Vedi, caro amico, l'uomo che sussurrava ai cavalli (come dici tu) riusciva a curare quello che i benpensanti avrebbero ucciso.."  

NOTA
(1)  Gli effetti si sono visti purtroppo il mese scorso a Livorno dopo questa intervista.  

La Direzione e la Redazione ringraziano per il materiale fotografico fornito:
Antonio Di Lizia
Antonello Venditti
Danilo Sorrentino
Giovanni Misceo


Nessun commento: