" Il mese di “Febbraio” si presta a
molte interpretazioni; da ragazzo sbarazzino, dispettoso e irritante che, con
la sua Bora, non dà Pace a nessuno come descritto da Cardarelli, a periodo dei
Lupercali, dei Saturnali, dei Baccanali mascherati, riti di baldoria, allegria,
libertà e purificazione romani, tipici dell’ultimo mese dell’anno (la prima
mensilità non era gennaio ma marzo!) dai quali ha preso origine il Carnevale.
I giorni del carnevale rappresentano
per tutti un’occasione per dimenticare o esorcizzare la propria infelicità, le
proprie pene o il proprio stato sociale. Fin dall’antichità le maschere s’indossano
per rito, allegoria, gioco scherzoso, satira verso una situazione, un
personaggio e un evento.
Qualche volta però, con la scusa del
carnevale, si passa da una serena e bonaria autoironia alla critica, dalla
satira tollerante alle offese vere e proprie, dove il limite è una linea impercettibile
e sottilissima. “Scusi se mi permetto”, oppure
ancora peggio le fatidiche parole “senza
offesa” sono pronunciate, molte volte, come alibi e come autorizzazione,
licenza non concessa per dar libero sfogo alle offese gratuite, al dire senza
remore, con battute di cattivo gusto e offensive, quello che si pensa. Sfociano molto spesso nella critica invidiosa,
immediata e calunniosa. L’educazione dov’è finita? La satira vera fa parte... tratto da Editoriale 2019 Quotidie Magazine www.quotidiemagazine.it
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