Un bellissimo articolo sul Castelmagno firmato da una grande appassionata di food: Caterina Vianello.
Anno 1277: una contestazione relativa all’usufrutto di alcuni pascoli
oppone il Comune di Castelmagno e quello di Celle di Macra. Il canone annuo, da
pagare al Marchese di Saluzzo, è fissato in un certo numero di forme di
formaggio.
Anno 1722: un decreto di re Vittorio Amedeo II ordina la fornitura di
Castelmagno al feudatario locale.
Siamo in Piemonte, provincia di Cuneo, e il
piccolo comune situato tra le Alpi Marittime e le Alpi Cozie che dà il nome ad
uno dei formaggi più eleganti ed austeri della tradizione casearia italiana, il
Castelmagno appunto, è l’unico, oltre a Pradleves e Monterosso Grana, dove si
produce il “re dei formaggi”, come viene chiamato (e in questo caso la modestia
è davvero da bandire). La sua storia è contrassegnata da alterne fortune: se
oggi è uno dei prodotti che rappresenta al meglio l’eccellenza agroalimentare
regionale, ricalcando le sorti che ebbe nel corso dell’Ottocento, quando compariva
nei menù dei più prestigiosi ristoranti di Londra e di Parigi, nel corso del
‘900 le guerre e lo spopolamento della montagna attorno agli anni ’60 ne
compromisero seriamente la produzione. Gli anni ‘80 segnano però la ripresa: lo
sforzo del Consorzio di tutela, costituito nel 1984, e l’affermazione di un
modello turistico che unisce alla conoscenza geografica del territorio anche
una sua “esplorazione alimentare”, costituiscono oggi gli elementi sui quali si
può contare per una diffusione gastronomica, commerciale e “culturale” del
prodotto, tra i consumatori italiani ed internazionali. Continua sulla testata Quotidie Magazine a questo link http://www.quotidiemagazine.it/.
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