Molto spesso
all’interno dei gruppi o sulle pagine di un qualsiasi social si assiste ad
atteggiamenti poco rispettosi, denigratori, diffamanti, parole forti che sono
scritte con estrema superficialità senza valutarne il peso. Con l’evento dei
social la gente ha perso (o forse qualcuno non li ha mai avuti!) la buona
educazione e il rispetto per il prossimo. Si assiste molte volte a dei veri
propri atti di violenza, arroganza, sfida, diffamazione per motivi molto futili
che delineano un nuovo profilo psicologico dei fruitori dei social o del web in
generale.
Ho chiesto quindi
delucidazioni al Dott. Ceccaroli Geo – Primo Dirigente della Polizia di Stato che
quotidianamente si occupa di reati sul web, per cercare di delineare a grandi
linee il profilo psicologico dei
“malati”, per usare un termine elegante.
Molti, leggendo
l’intervista, avranno già identificato qualche personaggio egocentrico e
violento nel quale ci si è imbattuti almeno una volta nei gruppi sui social. In
realtà quanti ne conoscente di questi comportanti sul web da parte di persone
all’apparenza tranquille?
Purtroppo non ci si
limita solo alle offese e i reati perpetrati da molti soggetti pericolosi non
si limitano solo a questo e le vittime non hanno età. Invitiamo i lettori a leggere con estrema attenzione l’intervista che il Dott. Ceccaroli Geo mi
ha gentilmente rilasciato per il mensile Quotidie Magazine www.quotidiemagazine.it previa registrazione gratuita e dopo logIn nella sezione ARCHIVIO 2017 AGOSTO e a meditare su ogni Sua parola. Grazie a nome di tutta la redazione.
Utilizzare una tastiera
e nascondersi dietro un monitor pensando di non essere identificati, per molte
persone vuol dire elevare il proprio egocentrismo, smania di potere e divismo.
Mi riferisco a tutto, sia alla semplice
mancanza di rispetto nel linguaggio verbale sia ai reati veri e propri.
Potrebbe delineare a grandi linee, il profilo psicologico del criminale del
web? Quali ragioni secondo lei portano all’esaltazione dell’onnipotenza e
dell’egocentrismo virtuale sui social?
L’apparente anonimato
garantito dal monitor nell’affacciarsi sul mondo web gioca un ruolo
fondamentale nella propensione al crimine, generando la falsa percezione che
chi delinque online è un non violento che sfrutta le opportunità
dell’informatica, lontano dalla scienza criminis e dalla stessa vittima, che
risiede magari dall’altra parte del mondo. Tutto ciò fa si che i cyber
criminali tendano in genere ad operare in solitudine e a non considerarsi come soggetti criminali bensì come
egocentriche “star” del web. Per delineare un profilo psicologico tout court
del “criminale del web” tuttavia non si può prescindere dal modus operandi, le
motivazioni nonché le circostanze spazio temporali che sottendono l’attività
illecita on line. Gli hackers, ad esempio, attaccano i sistemi informatici per
ricercare informazioni o dati per fini diversi. Compiono attacchi per motivi
dimostrativi, autocelebrando le proprie capacità tecniche, oppure si presentano
come militanti a favore di una causa o di un ideale da pubblicizzare o ancora
si organizzano per interessi di natura economica con l’obbiettivo di ottenere
profitti senza lasciare tracce del loro operato. I cyber pedofili, invece,
grazie al successo del social network ed al loro uso quotidiano da parte degli
adolescenti, sfruttano le informazioni personali dei profili del/i bambino/i
adelescente/i e stringono amicizia con le ingenue vittime al fine di adescarle.
In un tempo che può variare da poche ore a settimane instaurano un rapporto di
fiducia e raggiungono il loro scopo; utilizzano una foto profilo non
corrispondente al proprio aspetto, si fingono coetanei della loro vittima
oppure promettono “regali” richiedendo in cambio l’invio di foto o video in
atteggiamenti esplicitamente sessuali talvolta persuadendo anche il minore ad
un incontro reale.
I social network hanno
creato, inoltre, nuove figure criminali come i “truffatori sentimentali” (in
realtà vere e proprie organizzazioni criminali residenti all’estero) che
prendono di mira il portafogli di donne e uomini in cerca di avventure
sentimentali, evasione o compagnia. Dopo essere stati avvicinati sui social o
via posta elettronica, gli utenti si ritrovano minacciati o ricattati per il
video estorto in atteggiamenti sessuali espliciti dinanzi alla webcam o
addirittura persuasi ad inviare denaro per aiutare l’amante conosciuto on line
che si presenta in genere in difficoltà finanziarie. Il senso di libertà che la
rete offre, la possibilità di comunicare velocemente con un numero infinito di persone,
ha sviluppato senza dubbio un potere grandissimo che a volte diventa
incontrollabile. Basti pensare ai media o ai commenti postati sulla rete con un
semplice touch o clic che, se non scritti con chiarezza e consapevolezza, possono
creare effetti devastanti con contenuto anche diffamatorio.
La condivisione
costante, inoltre, di ogni momento della propria vita privata, scandita da
immagini e post, ha altresì creato utenti per certi versi egocentrici e
narcisisti. Comunicare particolari della propria intimità, per cercare
attenzioni e conferme su di sé aggiornando il proprio status o taggandosi in
nuovi scatti, ha creato un oversharing, un eccesso di condivisione, con persone
spesso sconosciute che presenta gravi rischi. Tuttavia più informazioni si
immettono nella rete più aumenta la vulnerabilità dell’utente. La riservatezza
e la distinzione tra ciò che è individuale e collettivo non è più così netta
esponendo tanto gli adulti quanto i minori a una possibile vittimizzazione
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